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I materiali per la bioedilizia

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Fino a oggi in Italia di bioedilizia si è soprattutto “parlato” a differenza di quanto è avvenuto nel centro e nel nord Europa dove si è soprattutto “fatto”, e dove, quindi, sono ormai numerose le esperienze concrete realizzate e il settore produttivo si è da tempo adeguato a una richiesta crescente, mettendo a disposizione del cantiere numerosi materiali coerentemente ecologici.

Introduzione

Molte amministrazioni pubbliche in Svizzera, Germania e Austria stanno elaborando normative ed indirizzi per la valutazione della qualità ecologica dei materiali edili e per la loro applicazione.

Seppure in modo molto parziale anche l’Unione Europea si è mossa per riconoscere l’importanza di una trasformazione ecologica della produzione edilizia, prima con la direttiva 89/106 sulla qualità, anche ambientale, dei materiali da costruzione e poi con il regolamento 880/92 che prevede la costituzione di un marchio europeo denominato “ecolabel” per la certificazione della ecocompatibilitá dei prodotti non solo per l’edilizia.

Ma su quali basi si può definire un materiale ecologico o meglio ambientalmente sostenibile?

In estrema sintesi la sostenibilità di un materiale si definisce in relazione alla riduzione ai minimi termini del suo impatto ambientale riferito all’intero ciclo della sua vita. In alte parole, un materiale è tanto più sostenibile quanto minore è l’energia, da un lato, e la produzione di rifiuti, dall’altro, necessarie per l’estrazione delle materie prime di cui è fatto, per i cicli intermedi di lavorazione,per l’imballaggio, il trasporto e la distribuzione, per l’applicazione, l’uso e il consumo e per l’eventuale riutilizzo o riciclo, ed infine per la sua dismissione o smaltimento finale.

La sostenibilità di un materiale va valutata quindi “dalla culla alla tomba” attraverso un’attenta analisi della sua ‘biografia’.

La complessità e la grande articolazione del settore produttivo rendono particolarmente arduo il compito di valutare la qualità ecologica dei materiali edili e la stesura quindi di corretti “ecobilanci”; il sempre più diffuso riconoscimento del valore economico del “capitale ambientale” fa sì che questo strumento di analisi venga sempre più di frequente applicato nella parte economicamente più avanzata d’Europa, ancora molto poco in Italia, per indirizzare nel senso della sostenibilità le scelte produttive e di sviluppo.

I requisiti dei materiali ecocompatibili

I materiali da costruzione, per tutto il loro ciclo di vita, hanno un impatto sia sull’uomo sia sull’ambiente.

Gli effetti che i diversi materiali hanno dipendono da diversi fattori come l’origine del materiale, il ciclo di lavorazione dello stesso ma anche l’adeguatezza del materiale stesso una volta posato in opera. Il ciclo di vita dei materiali viene valutato dall’origine del materiale stesso, ovvero dall’estrazione delle materie prime, fino alla fine della sua vita utile valutando tutti gli effetti di questo sulla salute dell’uomo e sulla salvaguardia dell’ambiente.

Promuovere la produzione e la commercializzazione di prodotti aventi un minor impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita del prodotto significa pertanto valutare:

  • l’estrazione e l’origine delle materie prime;
  • la produzione del materiale;
  • la lavorazione e la messa in opera;
  • la permanenza nell’edificio, manutenzione, sostituzione, rimozione, demolizione, smaltimento e riciclaggio.

I requisiti essenziali che i prodotti da costruzione dovranno avere seguendo un approccio bioecologico sono (Direttiva CEE 89/106 in materia di prodotti da costruzione):

  • risparmio energetico e ritenzione di calore;
  • igiene, salute, ambiente;
  • pulizia e manutenzione;
  • assenza di sostanze pericolose nella composizione che possono comportare il rilascio di natura chimica (gas, composti organici volatili VOC) o di natura microbiologica (putrescibilità, formazione di muffe, funghi, virus, batteri) ed il rilascio di polveri, fibre o particelle radioattive;
  • bassa remissività ed inquinamento ambientale nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto;
  • uso di materie prime abbondantemente disponibili;
  • riciclabilità e la smaltibilità delle materie prime impiegate limitando i rischi ambientali;
  • sicurezza per i lavoratori nella fase di produzione e per gli utenti nella fase di esercizio;
  • sicurezza in caso di incendio;
  • resistenza meccanica;
  • protezione contro il rumore.

Attualmente non esistono normative o leggi che obblighino i produttori a dichiarare tutti i componenti dei prodotti da loro commercializzati. Inoltre non vengono mai date indicazioni sulle modalità di produzione dei prodotti stessi, diviene pertanto difficile, attualmente, identificare un prodotto realmente naturale da uno ottenuto semplicemente da sostanze naturali.

Opere in muratura

I materiali più comunemente usati per realizzare opere in muratura sono: laterizio, blocchi in cemento alleggerito, blocchi di argilla espansa, pietre naturali, terra cruda e malte.

I laterizi sono materiali da costruzione prodotti da un impasto di argilla acqua e sabbia modellati per estrusione o a mano, asciugati e cotti a una temperatura tra i 900 e 1200°C. I prodotti ricavati da tale lavorazione sono: mattoni pieni, semipieni e forati, blocchi, tegole, ecc.

Il laterizio è considerato un materiale ecologico in quanto la materia prima è abbondantemente disponibile in quasi tutte le regioni in che rende le vie di trasporto relativamente brevi, il materiale può essere facilmente riciclato sotto forma di frantumato per la costruzione di sottofondi di strade e per la produzione di inerti da calcestruzzo (coccio pesto).

Il ciclo produttivo è più impattante sull’ambiente principalmente per due motivi: il primo è legato al fatto che le cave di estrazione influiscono sulla conformazione del paesaggio, il secondo è dovuto alle elevate temperature di cottura richieste con conseguente ingente dispendio di energia.

Praticamente tutti i materiali minerali contengono sostanze radioattive in quantità più o meno elevate; le argille usate per confezionare i laterizi contengono una quantità di radioattività normalmente troppo bassa per causare effetti negativi sulla salute dell’uomo.

I laterizi per murature vengono classificati a seconda del grado di foratura e delle dimensioni in:

  • mattoni pieni: generalmente non forati con al massimo una foratura fino al 15% dell’area; massa volumica (densità) compresa tra 1300 e 1600 kg/m3; dimensione uni 5,5x12x25;
  • mattoni semipieni: con foratura tra il 15 e il 45% dell’area; massa volumica (densità) tra 800 e 1000 kg/m3; dimensione uni 5,5x12x25;
  • blocchi semipieni: con foratura tra il 15 e il 45% dell’area; massa volumica (densità) tra 800 e 1000 kg/m3; dimensione doppio uni 12x12x25;
  • blocchi forati: con foratura tra il 45 e il 55% dell’area; massa volumica (densità) tra 700 e 800 kg/m3; dimensione doppio uni 12x12x25;

I blocchi possono avere anche dimensioni differenti a seconda del produttore e dell’utilizzo che se ne deve fare.

I mattoni pieni e semipieni grazie alla loro maggiore densità ed inerzia termica sono buoni accumulatori di calore e possiedono un elevato potere fono isolante.

Esistono poi i laterizi forati e alleggeriti (detti laterizi porizzati) che si ottengono aggiungendo al normale impasto d’argilla sostanze che, durante la cottura, sviluppano dei gas e rilasciano nella massa dei piccoli pori che aumentano le caratteristiche termoisolanti rispetto al laterizio normale.

Vengono usati per murature perimetrali portanti e di tamponamento.

Le dimensioni sono uguali a quelle del laterizio normale e si distinguono a seconda del grado di foratura e della massa volumica in:

  • blocchi semiforati: con foratura minore del 45%; massa volumica (densità) tra 800 e 900 kg/m3;
  • blocchi forati: con foratura tra il 45 e il 55% dell’area; massa volumica )densità) tra 700 e 80 kg/m3.

Tra i materiali per le opere in muratura troviamo:

  • Blocchi in laterizio porizzato con materiale di origine naturale;
  • Blocchi in laterizio porizzato con materiale di origine inorganica;
  • Blocchi in laterizio porizzato con materiale di origine artificiale;
  • Blocchi in laterizio rettificati;
  • Blocchi in laterizio-sughero;
  • Mattoni in terra cruda;
  • Mattoni in legno;
  • Blocchi cassero in legno mineralizzato;
  • Blocchi in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa;
  • Blocchi in calcestruzzo cellulare autoclavato.

Le malte

Per malta si intende il prodotto ottenuto dalla miscela di un legate, ovvero un prodotto inorganico sotto forma di polvere fine, addizionato ad acqua e sabbia.

Esistono molti tipi di malte in commercio in relazione alla loro applicazione le malte si distinguono in:

  • malte per intonaci;
  • malte per applicazioni di rivestimenti sia a parete sia a pavimento;
  • malte di allettamento per murature;
  • malte per impermeabilizzazioni, stuccature, sigillature.

In relazione alla natura del legante e del processo di presa e di indurimento le malte si distinguono in:

  • malte a base di grassello di calce;
  • malte a base di grasselli e di materiali pozzolanici;
  • malte a base di gesso;
  • malte a base di leganti idraulici;
  • malte a base di leganti argillosi;
  • malte a base di leganti organici;
  • malte a base di più leganti.

Gli aggregati possono essere costituiti da sabbia (di fiume, di cava, di litorale), rocce frantumate, materiali rocciosi a comportamento idraulico (pozzolana), cocciopesto, frammenti di malte da reimpiego.

Altri componenti di natura organica e/o inorganica possono essere presenti eventualmente per conferire all’impasto caratteristiche particolari: paglia, pula, crine animale, carbone, pomice, ecc..

Le malte impiegate nell’edilizia, per influire positivamente il microclima abitativo e consentire l’interazione uomo-edificio-ambiente, devono possedere i seguenti requisiti:

  • natura porosità, il rapporto tra volume dei vuoti e il volume totale del materiale deve consentire un’adeguata traspirabilità;
  • buona traspirabilità, capacità di avere un elevato scambio igrometrico con l’ambiente in grado di regolare le variazioni di umidità;
  • capacità igroscopica, potere di assorbire il vapore acqueo o umidità dell’aria e di cederlo all’esterno;
  • buona inerzia termica, capacità di non disperdere il calore accumulato;
  • protezione acustica e protezione dai rumori in generale, con particolare riguardo alla risonanza, alla riflessione sonora ed al riverbero;
  • riciclabilità, possibilità di riutilizzo delle materie prime impiegate;
  • tossicità, assenza di sostanze tossiche nella composizione che possono essere rilasciate nell’ambiente;
  • basso inquinamento e ridotto consumo energetico durante tutto il processo produttivo e nella fase di post-vita;
  • salvaguardia delle risorse naturali;
  • manutenibilità.

I leganti sono materiali in grado di indurire a contatto con l’aria o con l’acqua in relazione a questa caratteristica le malte vengono definite malte aeree o idrauliche.

Classificazione delle malte:

  • malte aeree: gesso o calci aeree (calce viva in zolle o idrata, più sabbia e acqua);
  • malte idrauliche: calci eminentemente idrauliche o agglomerati cementizi, più sabbia e acqua; o calce aerea più pozzolana e acqua (malte pozzolaniche);
  • malte idrauliche plastiche: calci eminentemente idrauliche o agglomerati cementizi più sabbia e acqua;
  • malte cementizie: cementi, più sabbia e acqua;
  • malte composte o bastarde: due o più leganti insieme, più sabbia e acqua;
  • malte additive: le malte precedenti più un additivo plastificante, impermeabilizzante, antigelo, ecc..

In relazione al tipo di applicazione della malta, dovrà essere scelta, inoltre, la granulometria della sabbia, quindi le malte si classificano in base all’utilizzo in:

  • malte per murature: tutte le malte sopraelencate;
  • malte per intonaci: tutte le malte sopraelencate con una sabbia di granulometria ridotta;
  • malte per sottofondi: malte composte con prevalenza di calce idraulica ed aerea, nel caso di pavimenti rigidi e resistenti; si impiegano, invece, malte cementizie per la posa di rivestimenti flessibili.

L’acqua d’impasto delle malte e dei calcestruzzi assicura idratazione al legante, conferisce alle malte ed al calcestruzzo lavorabilità e plasticità per la messa in opera del prodotto, partecipa, inoltre, alla coesione del materiale indurito. Il tenore di acqua presente nelle miscele è in grado di intervenire sulle proprietà meccaniche, fisiche e chimiche in tutte le fasi di vita del conglomerato.

Da evitare sono tutte le malte a base cementizia che, oltre ad essere poco porose e quindi poco permeabili al vapore acqueo, non sono consigliabili nell’impiego per intonaci, e richiedono, inoltre, enormi dispendi energetici in fase di produzione.

I materiali termoisolanti

Materiali termoisolanti sono detti quelli che possiedono una bassa conduttività termica (normalmente inferiore a 0,05 W/mK). Si tratta principalmente di materiali porosi (alveolari) e fibrosi in cui è racchiusa aria, la quale è un cattivo conduttore di calore. I migliori materiali termoisolanti possiedono struttura alveolare con pori ben chiusi.

La conduttività termica dei materiali è indicata nelle schede tecniche dei prodotti, ma i valori indicati sono leggermente più bassi rispetto a quelli effettivi, perché vengono stabiliti in laboratorio dove il tasso di umidità è inferiore rispetto a quello riscontrabile negli edifici.

I materiali fibrosi, e anche alcuni di quelli porosi, sono igroscopici, cioè assorbono facilmente umidità. L’umidità assunta espelle l’aria e quindi ne diminuisce la proprietà termoisolante. I materiali igroscopici devono pertanto essere protetti contro l’umidità e si prestano soprattutto all’impiego in costruzioni a secco. Nella scelta del materiale termoisolante si dovrebbero valutare non solo le caratteristiche tecniche, che sono ovviamente le più importanti, ma anche quelle ecologiche. I migliori pregi termoisolanti li possiedono certi materiali sintetici, che, però, dal punto di vista ambientale, causano diversi problemi.

Vengono di seguito classificati, in base all’origine e alla struttura, i materiali termoisolanti che possono essere utilizzati nell’edilizia ecologica:

Origine minerale – struttura cellulare:

  • Argilla espansa;
  • Perlite espansa;
  • Vermiculite espansa;
  • Pomice naturale;
  • Vetro cellulare.

Origine vegetale – struttura fibrosa:

  • Fibra di cellulosa;
  • Fibra di legno;
  • Fibra di legno mineralizzata;
  • Fibra di canapa;
  • Fibra di lino;
  • Fibra di cocco;
  • Fibra di juta;
  • Canna palustre.

Origine vegetale – struttura cellulare:

  • Sughero.

Origine animale – struttura fibrosa:

  • Lana di pecora.

Materiali impermeabilizzanti

Le guaine impermeabilizzanti traspiranti hanno la funzione di proteggere l’edificio ed i suoi elementi dalla penetrazione dell’umidità, che può causare danni alle strutture e compromettere il microclima interno. Nell’uso di questi materiali è necessario prendere in considerazione il fatto che ogni intervento di impermeabilizzazione influisce sullo scambio naturale tra ambiente esterno ed interno, pertanto gli interventi dovrebbero limitarsi a quelli veramente indispensabili.

I materiali da impiegarsi per la realizzazione delle impermeabilizzazioni dovranno essere il più possibile naturali, traspiranti e garantire in ogni caso l’assenza di qualunque infiltrazione d’acqua e la durabilità nel tempo dei requisiti originari.

Qualsiasi impermeabilizzazione sarà posta su piani predisposti con le opportune pendenze. Le impermeabilizzazioni, di qualsiasi genere, dovranno essere eseguite con la maggiore accuratezza possibile, specie in vicinanza di fori, passaggi, cappe, ecc.. Le guaine impermeabilizzanti traspiranti possono essere di origine sintetica o di origine vegetale.

Tra i materiali impermeabilizzanti troviamo:

  • Guaine i polietilene traspiranti;
  • Guaine in poliacrilico;
  • Guaine bentonitiche;
  • Carte Kraft;
  • Carte oleate.

Tra i materiali per la bioedilizia non possiamo trascurare l’utilizzo e l’apporto di materiali più comuni come:

Il vetro

Negli edifici con estese superfici vetrate più che in altre situazioni, le tipologie di vetri utilizzate rivestono un’importanza molto rilevante in quanto possono essere causa di dispersioni termiche molto elevate e di surriscaldamento estivo.

I vetri basso-emissivi sono resi riflettenti all’infrarosso lungo, mediante il deposito di metalli o di sali metallici semiconduttori ottenuto per polverizzazione catodica. Le vetrate così trattate possono ridurre le dispersioni fino al 40% rispetto a quelle tradizionali. I vetri basso emissivi sono caratterizzati anche da un elevato fattore solare e un’elevata trasmissione luminosa che da un lato limita la fuoriuscita del calore, dall’altro favorisce l’ingresso di luce e “calore solare”, con conseguente vantaggio sul bilancio energetico e quindi economico.

Esistono, inoltre, pellicole per il risparmio energetico che possono essere applicate alle vetrate esistenti: le pellicole consistono in uno strato isolante che applicato al vetro crea una barriera ai raggi del sole. Un vetro normale senza pellicola fa passare l’82% dell’energia solare che lo colpisce, lo stesso vetro trattato con pellicola solare farà passare solo il 20% dell’irraggiamento solare, riducendo anche il fenomeno dell’abbagliamento.

Il problema delle estese vetrate non riguarda soltanto il risparmio sul condizionamento dei locali ma anche la possibilità che la merce esposta, nel caso si tratti di spazi abitativi al terziario commerciale, subisca delle alterazioni di colore dovute ai raggi ultravioletti ed alla radiazione solare diretta. Le pellicole in molti casi possono anche ridurre questo inconveniente.

Per accrescere il risparmio energetico vanno sempre utilizzate sistemi a vetrocamera (costituiti da più vetri separati da camera d’aria) e non i vetri singoli, questi possono essere anche corredati da un sistema a tendine montate all’interno di due lastre di vetro il cui scorrimento avviene in un ambiente sigillato, isolato dalla polvere, tale da evitare qualsiasi problema di pulizia e manutenzione. I movimenti di sollevamento e orientamento possono essere azionati mediante l’accoppiamento di un motore esterno, e da un motore interno, o più semplicemente manualmente.

L’acciaio

L’acciaio è una lega di ferro-carbonio che contiene un tenore di carbonio inferiore al 2% e piccole quantità di altri elementi come il silicio, il magnese, lo zolfo ed il fosforo. Le materie prime utilizzate per la produzione dell’acciaio sono:

  • la ghisa grigia proveniente dall’alto forno a cui viene ridotto il tenore di impurità;
  • i rottami di ferro, derivato da recuperi civili ed industriali;
  • le ferroleghe che non hanno impiego autonomo ma vengono preparate per essere utilizzate nella produzione di acciai e ghise speciali; queste contengono una percentuale di carbonio molto bassa (dallo 0,1 all’1%) con elevati tenori di altri elementi come il silicio, magnese, il cromo il nichel, ecc. che vengono aggiunte agli acciai per migliorarne le caratteristiche.

L’acciaio può degradarsi in due forme distinte: per ossidazione o per corrosione. Mel primo caso gli atomi superficiali del materiale reagiscono con l’ossigeno formando un ossido. Lo stato di ossido risulta poco aderente al materiale sottostante, pertanto, il processo può proseguire e non riguardare soltanto lo strato superficiale del metallo. L’ossidazione avviene in assenza di umidità. Il processo di corrosione del materiale avviene invece in presenza di umidità; in questo caso il processo genera sul materiale zone portatrici di cariche positive e negative. Tutti gli ambienti umidi risultano pertanto corrosivi nei confronti dell’acciaio.

Nell’ambiente edilizio l’acciaio inossidabile sta assumendo sempre più un ruolo di primo piano nel settore delle costruzioni sia civili che industriali e nel consolidamento delle strutture portanti degli edifici monumentali. Questo è dovuto soprattutto alle garanzie di durata e di resistenza alla corrosione tradizionale riconosciute e ad altre specifiche proprietà. Progettisti, architetti e tecnici del settore danno oggi sempre più importanza anche ad altre doti di questi materiali; in particolari alle elevate caratteristiche meccaniche, di resistenza al fuoco e all’assenza di manutenzione nel tempo che consentono grandi vantaggi nelle applicazioni strutturali.

L’utilizzo dell’acciaio va ridotto a funzioni pertinenti alle sue proprietà in quanto nel processo produttivo viene richiesto un dispendio energetico notevole e le attività minerarie hanno un notevole impatto ambientale.

Gli impatti ambientali legati alla produzione di acciaio, riguardano anche i trattamenti superficiali cui il materiale viene sottoposto per migliorare le caratteristiche meccaniche, estetiche e funzionali.

Aspetti ambientali di questi trattamenti superficiali cui il materiale viene sottoposto sono la produzione di fanghi contenenti metalli o l’emissione di composti organici volatili. L’acciaio viene comunemente recuperato e riutilizzato, in molti casi però in relazione al tipo di applicazione del materiale il recupero del materiale risulta difficile e oneroso.

L’acciaio da utilizzare in eventuali getti in calcestruzzo armato o pre le strutture in acciaio dovranno essere realizzate secondo le indicazioni di progetto, impiegando esclusivamente acciaio diamagnetico a struttura austenitica inossidabile per non creare alterazioni di campo magnetico terrestre, e per eliminare qualsiasi interferenza di tipo magnetico.

L’alluminio

L’alluminio è uno degli elementi più diffusi in natura. Forma circa l’8% della crosta terrestre e si trova all’interno di minerali come bauxite, criolite, e molti silicati. L’alluminio, combinato con ad esempio, rame, zinco, e magnese forma numerose leghe dette leghe leggere.

L’alluminio puro ha un bell’aspetto senza necessità di ulteriori finiture, ma la sua superficie può essere ugualmente trattata con un’ampia gamma di rivestimenti, dalle verniciature alle anodizzazioni colorate.

L’industria edile europea utilizza 1,2 milioni di tonnellate d’alluminio all’anno, ponendosi così come il secondo maggior settore di utilizzo del metallo.

La possibilità di anodizzarlo o colorarlo senza bisogno di altre finiture o riverniciature sul posto, la capacità di essere estruso in profilati anche complessi, lo rende particolarmente adatto per scale, ringhiere, tetti, porte, pareti e serramenti per i quali, in alcuni paesi, è il materiale che detiene fino all’80% del mercato.

L’alluminio è un materiale leggero duraturo e facilmente lavorabile. A parità di volume, l’alluminio pesa solamente un terzo dell’acciaio, pertanto, nelle applicazioni meccaniche, si possono ottenere risparmi significativi di peso.

Il materiale sviluppa velocemente una pellicola impermeabile di ossido sulle superfici esposte all’aria, questa è estremamente resistente alla corrosione atmosferica anche in ambienti marini. Questa caratteristica dell’alluminio di passivarsi, ossia di ricoprirsi (quando è esposto ad esempio all’aria umida) di un sottile strato di ossido estremamente aderente ed impermeabile che lo protegge dall’ulteriore attacco, conferisce al materiale durevolezza; normalmente anche se lo strato protettivo viene asportato o localmente interrotto, immediatamente se ne riforma un altro.

L’alluminio presenta una buona conducibilità termica ed elettrica; queste caratteristiche fisiche lo rendono adatto ad applicazioni per il riscaldamento ed il raffrescamento. Divine problematica la sua applicazione nei serramenti che disperdono il calore durante i mesi invernali e non isolano sufficientemente gli ambienti in quelli estivi. Pertanto nella fabbricazione dei serramenti spesso vengono inseriti dei tagli termici all’interno del serramento stesso. L’alluminio può essere modellato, con tutte le comuni tecniche di lavorazione, più facilmente della maggior parte degli altri metalli. È facile da colare, o presso colare, in forme precise e complesse. Può essere forgiato, laminato fino ad ottenerne un foglio sottilissimo, estruso in profili complessi o piegato.

L’alluminio richiede, a parità di quantità prodotta, un dispendio energetico doppio rispetto a quello necessario per produrre l’acciaio. Tuttavia l’alluminio è facilmente riciclabile, con un costo energetico pari ad un ventesimo di quello necessario per la sua prima fusione: quasi un terzo dell’alluminio consumato oggi è prodotto riciclando rottami. La conducibilità termica del materiale è superata soltanto da quella dell’argento, del rame e dell’oro.

Il rame

Il rame e le sue leghe furono tra i primi materiali metallici prodotti. Grazie alle sue caratteristiche estetiche il rame ha trovato nei secoli moltissime applicazioni in edilizia. Il suo impiego è ancora oggi molto diffuso possedendo elevate proprietà quali: la conduttività elettrica, la conducibilità termica, la resistenza in molti ambienti corrosivi, la duttilità e la tenacità.

Le distinzioni dei diversi tipi di rame è fatta in relazione alla quantità di ossigeno presente nel metallo e alle conseguenze che la presenza dell’ossigeno ha sulle proprietà e le caratteristiche del materiale.

La presenza di un alto tenore di ossigeno all’interno del metallo lo rende più fragile se scaldato ad una temperatura superiore ai 400°C in ambiente contenente idrogeno.

Il materiale presenta una buona resistenza alla corrosione, per questo viene spesso impiegato in edilizia per la realizzazione di facciate, coperture ed altri elementi decorativi. La sua capacità di non deteriorarsi a contatto con gli agenti atmosferici, ma al limite di modificare solamente la sua colorazione, rende inutili i trattamenti di verniciatura protettiva.

La norma UNI 12861 specifica i requisiti e le caratteristiche dei rottami di rame e le sue leghe, utilizzabili per fusione diretta. La norma prescrive le caratteristiche del rottame, prove e analisi da effettuare per verificare la sua qualità. Sono anche indicati i valori massimi ammessi delle impurità metalliche.

Uno dei principiali problemi legati all’impiego di questo materiale riguarda i costo energetici ed ambientali utilizzati per la sua produzione. Come l’alluminio e l’acciaio, però, anche il rame al termine della sua vita utile può essere totalmente riciclato senza perdere le sue proprietà intrinseche.

Un’importante caratteristica del materiale riguarda la sua capacità di inibire l’accrescimento di batteri nocivi alla salute umana tra i quali anche quello della Legionella Pneumophila.

Le conduttività elettrica e termica del rame sono superiori a quelle di altri materiali favorendone, pertanto, in determinate applicazioni il risparmio energetico; è infatti molto utilizzato nella realizzazione di tubi e fili per l’impiantistica. Tutte le applicazioni connesse allo scambio termico beneficiano delle caratteristiche del rame: scambiatori di calore per centrali elettriche ed altri impianti, caldaie murali a gas, ecc.. Nel settore dell’impiantistica il tubo in rame viene utilizzato per le sue doti di resistenza al calore e per la sua conducibilità termica, negli impianti di riscaldamento a radiatori e nei pannelli radianti a pavimento e a parete. Il materiale è stato utilizzato anche, sotto forma di laminati e tubi di rame per la realizzazione di pannelli per l’acqua calda sanitaria.

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